Momotarō, il primogenito della pesca

Quando ero piccola, avevo un libro di favole dalla copertina blu e proprio lì lessi le mie prime storie giapponesi, tra cui questa, di Momotaro.

Quante volte l’ho letta! E chissà se mi sarei mai immaginata l’importanza che storie come quella avrebbero rivestito nel mio cammino.

Scopriamo dunque insieme la leggenda di Momotaro!


Momotaro la leggenda giapponese del primogenito della pesca. Nell'immagine, Momotaro esce dalla pesca. LeggiMee
Momotarō esce da una pesca

Momotaro: cosa significa il nome del protagonista

Gli ideogrammi che compongono il nome Momotarō sono i seguenti: 桃太郎. Il primo kanji significa “pesca” (il frutto), mentre gli ultimi 2 si leggono “Tarō”, uno dei nomi maschili più popolari in Giappone, solitamente dati ai primogeniti ( 太 significa “grande”, 郎, invece, “figlio”).

Molto spesso quindi Momotarō viene tradotto con “il ragazzo pesca” oppure “Tarō della Pesca“.

Come per tutte le storie popolari, anche di questa ve ne sono diverse versioni. Quella che andremo a raccontare ora era presente nei libri scolastici del periodo Meiji (fine Ottocento-inizio Novecento).


La storia del Ragazzo nato da una Pesca

Nella parte centrale del Giappone si racconta la favola di una coppia di anziani sposi che non aveva potuto avere figli, pur desiderandolo tanto.

Un giorno, recandosi al fiume com’era solita fare, l’anziana donna trovò uno grossa pesca, portatale dalla corrente. La assaggiò e la trovò deliziosa. Pensò bene quindi di portarne una anche al marito e dunque pregò affinché il fiume gliene portasse un’altra. Così fu, e la donna portò a casa una grossa pesca.

All’ora di pranzo, la tirò fuori dalla credenza per poterla mangiare con il marito ma, nel mentre stava per tagliarla, dalla pesca uscì fuori un bambino. Sano, forte e vigoroso, che scoppiò subito in un grande pianto.

Poiché non avevano mai avuto figli, quel bambino sembrò loro un dono degli dèi e decisero di tenerlo con loro: “Poiché è nato da una pesca lo chiamiamo Momotarō”.

Crebbe sempre più forte ma quando divenne abile al lavoro, Momotarō iniziò ad accampare ogni sorta di scusa pur di non faticare. Un giorno stava costruendo dei sandali, un giorno una fune. Ogni volta c’era una scusa buona. Finché un giorno si lasciò convincere ad andare sulle montagne. Anche lì, però, passò il tempo a dormire.

Quando fu sera e gli altri braccianti lo chiamarono per tornare a casa, scelse un albero e con un tocco veloce riuscì a sradicarlo senza nemmeno afferrare l’ascia. Portò l’albero alla casa dei genitori adottivi, che però non seppero dove metterlo. Momotarō allora lo scagliò nel fiume provocando un grosso boato.

Tutti lo sentirono, finanche il feudatario della zona che subito pensò di mandarlo a sottomettere gli Orchi (oni).


Gli Oni sono un tipo di yōkai (come i wani della storia delle Lepre di Inaba), ovvero figure soprannaturali della mitologia, traducibili con “orchi“. Gli Oni, in particolare, hanno una natura particolarmente malvagia, e sono inclini all’omicidio ed al cannibalismo.


Prima di partire, gli anziani genitori, terribilmente angosciati, gli prepararono del cibo, i Kibi Dango, dei dolcetti di miglio, che avrebbe dovuto portare con sè. Erano i Kibi Dango più buoni di tutto il Giappone.

Momotarō partì dunque alla volta dell’isola dimora degli Oni, Onigashima, ovvero l’Isola degli Orchi.

Sulla via per Onishima, incontrò un cane che subitò si interessò alle focacce. Promise che l’avrebbe accompagnato a Onishima in cambio di una focaccia. Momotarō gliene cedette mezza.


Momotaro offre i Kibi Dango al cane, mentre la scimmia e il fagiano.guardanoCopertina del 1886.
Momotaro offre i Kibi Dango al cane, mentre la scimmia e il fagiano guardano.

Incontrò poi una scimmia alla quale cedette l’altra metà in cambio di un nuovo compagno di viaggio. Infine un fagiano. Anche a lui concesse mezza focaccia.

Quando i quattro giunsero a Onishima trovarono la strada sbarrata dagli orchi. Subito il fagiano sorvolò l’ostacolo e aprì il passaggio dall’interno.

Poiché avevano mangiato le delizione focacce, Momotaro e i suoi tre amici ebbero la meglio e poterono tornare a casa con un grosso bottino.

Da quel giorno gli Oni smisero di razziare i villaggi vicini.


Il Ragazzo Pesca nella cultura contemporanea: il Momotaro Matsuri

La storia del “primogenito della pesca” è particolarmente popolare tuttora.

Anzi, nella zona di Okayama, nella zona dell’Honshu che guarda verso lo Shikoku, essa è assai radicata, tanto che la città ha eretto una statua in suo onore e, soprattutto, gli ha dedicato un festival, il Momotarō Matsuri, nei primi giorni del mese di Ottobre.


IMMAGINI:

  1. Kakuzō Fujiyama, Public domain, via Wikimedia Commons.
  2. Copertina di Momotaro (Japanese Fairy Tale Series Number 1), tradotta da David Tomson, pubblicata da T. Hasegawa nel 1886. Mostra Momotaro che offre i Kibi Dango al cane. T. Hasegawa, Public domain, via Wikimedia Commons, Public domain, via Wikimedia Commons.

Elisa Borgato

Lavoro come Web Editor specializzata in Viaggi & Turismo, ma qui sono semplicemente la 'Cantastorie del Giappone'. Scrivo da sempre. Amo la natura, viaggiare in solitaria, la spontaneità e gli imprevisti (anche se quest'ultimi non sempre o, almeno, non subito!). Sono laureata in Lingue e Culture dell'Asia Orientale... Sì, ho studiato il giapponese, e dal 2021 ho deciso di trasformare questa mia passione per l'Asia in un blog, LeggiMee. Qui scrivo del Giappone che mi più mi appassiona, ma racconto anche storie brevi e mi lascio andare all'improvvisazione!

Lascia un commento