La storia giapponese ha inizio all’incirca nel cosiddetto periodo Jōmon (a partire da 10.000 a.C.) quando vennero realizzate le prime forme di lavoro artistico della storia umana.

Da allora, la cultura che poi si sviluppò nelle attuali isole del Giappone fu continuamente influenzata dalle vicine Cina e Corea. Inizialmente vennero importate le tecniche di coltivazione del riso, poi quelle per la lavorazione del bronzo e del ferro. Nel frattempo, però, iniziò anche uno scambio di tradizioni, idee, religioni.

Fu molto tempo dopo che il Giappone iniziò ad entrare in una fase della sua storia. Nasce una prima forma di stato e si erigono dei tumoli funerari assai imponenti. Il VI secolo è inoltre un momento significativo per la storia giapponese, poiché vede l’introduzione del Buddhismo.

Si tratta di una fase di cambiamento epocale che vede però lo sviluppo della grande cultura giapponese classica. In questo periodo si susseguono grandi re e grandi regine, come la Regina Koken, si inizia a scrivere la lingua giapponese e le isole iniziano ad emanciparsi dal continente.

Questo è anche il momento dell’ascesa della classe dei guerrieri e combattenti, che poi diventeranno noti come Samurai.

Dal 1185, il Giappone diventerà uno Stato completamente chiuso al resto del mondo, noto come bakufu. Tranne per qualche porto franco, il Giappone inizierà ad aprirsi soltanto intorno alla metà dell’Ottocento.

Grandi sono le conseguenze di questa lunga chiusura, ma anche dell’apertura forzata: conseguenze che perdurano tuttora.

Questa però è una versione molto limitata della storia giapponese. In Giappone, in effetti, non vivevano, e non vivono, soltanto i Giapponesi