“Per oltre mezzo secolo, ho vissuto talmente in balia delle parole che, ad essere sincero, preferisco quando si sta in silenzio”.
Sono parole tratte da una poesia, “Presentazione” (Jiko shōkai 自己紹介), di Shuntaro Tanikawa.
Nacque il 15 Dicembre 1931 da una famiglia benestante di Tokyo, in un’epoca turbolenta. Nonostante ciò, le vicende di quegli anni e degli anni successivi quasi non lo toccarono.
Uno dei pochi, nel Paese del Sol Levante, a riuscire a vivere interamente della propria arte poetica, egli fu definito dai suoi conterranei il “poeta del verso libero”. E di questa etichetta, quella di poeta, cercherà per tutta la vita di trovarne l’essenza.
La natura nei versi di Tanikawa
Nella poetica di Tanikawa, la natura riveste sempre un ruolo importante. Sempre vastissima ed incontenibile nel pensiero, ritorna in moltissime delle sue poesie.
“Essere vivi” (Ikiru, 生きる) è forse la sua poesia più nota, una di quelle che riuscì a travalicare senza sforzo i confini del Giappone.
D’altro canto, Shuntaro fu un poeta che riuscì a dare voce agli intimi pensieri degli esseri umani, specialmente quelli lasciati in disparte, ai margini della società e della storia.
“…Essere vivi ora vuol dire avere sete, essere abbagliati dal sole fra gli alberi…” tratto da Essere Vivi (1971).
Qui oggi, però, ne proponiamo un’altra, certamente meno conosciuta: “Il Prato”.
“Il Prato” (芝生) di Shuntaro Tanikawa (1975)
E poi io chissà quando
da chissà dove
d’un tratto mi trovavo su questo prato
tutto ciò che andava fatto
le mie cellule lo ricordavano
per questo io ho preso forma umana
e ho persino raccontato storie di felicità.
La traduzione della poesia “Il Prato” è di:
Clementi Degli Albizzi, A. & Orsi, M. (2020). Tanikawa Shuntaro. In Poeti Giapponesi (p. 35). Torino: Einaudi.
Anche il verso tratto da “Essere Vivi” proviene dal medesimo libro.
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