Quando ho tenuto in mano il camaleonte più piccolo del mondo, un animaletto minuscolo, lungo pochi millimetri, ho capito che alla fine c’ero davvero, in Madagascar.
Finalmente quella macchia di colore persa nel piatto azzurro di quel tanto amato planisfero che adornava la mia scrivania di bambina, stava assumendo le sembianze di quel piccolo animale dai riflessi verdi.
Di questo viaggio ho parlato più estesamente nel racconto “Il colore della terra” pubblicato all’interno dell’antologia Professione Viaggiatore edita da Idrovolante Edizioni.
C’eravamo soltanto noi. Quel momento e quell’impalpabile delicatezza con la quale sfiorava la mia pelle, così lieve da sembrarmi ora parte di un sogno.
Lui, rannicchiato sul mio palmo, sembrava impaurito. Io, se possibile, lo ero ancora di più.
Mentre sguazzavo in un’emozione fanciullesca, la guida che mi stava accompagnando alla scoperta del Parco, del quale più avanti vi narrerò, mi disse che stavo tenendo in mano un esemplare del più piccolo camaleonte esistente al mondo.
Si pensi! Quando l’ho incontrato, questo piccolo animaletto non solo era ritenuto il camaleonte più piccolo, ma anche il rettile più piccolo conosciuto. Così tanti primati per una così minuta creatura!
Dico ” quando l’ho incontrato” perchè ora pare che il nostro piccolo camaleonte abbia dovuto (o voluto?) cedere il primato, ad un animaletto ancora più piccolo. Negli ultimi giorni di Gennaio 2021, infatti, uscì la notizia della scoperta, sempre in Madagascar, di un esemplare ancora più piccolo: il Brookesia nana!
Ma in che zona del Madagascar mi trovavo, in compagnia del camaleonte più piccolo del mondo?
Ah! Mentre scrivo, le emozioni si affastellano e mi travolgono con più forza delle parole!
Per la verità, ho dovuto persino cercare il nome del luogo! Invece, il verde lussureggiante che emergeva prepotente dalla terra rossa, la frescura delle cascate e il cielo di nuvole e bruma che mi avvolgeva sono ben impressi, oh se lo sono, nella mia memoria.
Era lì, davanti a me, il cuore della foresta pluviale: il Parco Nazionale della Montagne d’Ambre, nel Nord-Ovest del Madagascar, un luogo protetto spettacolare che culmina proprio nel massiccio vulcanico che dona il nome al Parco, la Montagne d’Ambre, appunto.
Qui, un particolare microclima, più fresco e molto più piovoso rispetto alle aride zone circostanti (si dice che piova ogni giorno! Tranne quello in cui sono andata io…), favorisce un’eccezionale biodiversità, sia di flora (più di 1000 specie vegetali!) sia di fauna.
E così, mentre camminavo all’ombra di quel fitto tessuto di rami e foglie, mi immergevo con gli occhi stupiti di chi pensa che solo nei libri potrà godere di certe meraviglie, scoprivo merli, ghiandaie, martin pescatori, ma anche tanti, tantissimi lemuri!
Non era la prima volta che li vedevo, lì in Madagascar, ma quell’incontro fu speciale. Appostati nel sottobosco, io e la guida attendemmo per decine di minuti che si facessero vedere. Quando ormai stavamo per perdere le speranze (io, più che altro), ecco la famigliola. Inizialmente avvertii solo un leggero muoversi di foglie, come una carezza del vento. Poi li vidi. Erano parecchio lontani e volteggiavano eleganti tra le fronde più alte degli alberi, spettatori di un panorama che non mi era dato vedere. Un po’ defilato rispetto al piccolo gruppo, li seguiva un lemure un po’ più anziano, che sembrava un po’ arrancare tra i rami. Poi, tutti insieme, come si erano avvicinati, con grazia scomparvero.
Fu con l’incontro con il piccolo camaleonte che si chiuse l’incredibile giornata, ma soltanto dopo quello, elegante ma velatamente sinistro, con due mantidi religiose…
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Racconto molto coinvolgente, sembra di vedere ad occhi chiusi i colori di una natura incontaminata, sembra di sentire l’aria e l’immaginazione mi porta a vedere quella famiglia di lemuri, gli uccelli, ma soprattutto quel piccolo, impaurito camaleonte! Chissà chi era più impaurito…