India, racconto di un miraggio: Jaisalmer
Un caldo opprimente mi assale. Un caldo denso di polvere, sabbia e ricordi che la mia pelle non sembra poter dimenticare.
Il sole brucia nel pieno mezzogiorno di un cielo che sembra dipinto.
La fortezza di Jaisalmer si eleva sulla collina di Trikuta come un possente miraggio nel cuore del Deserto del Thar, 273.000 km2 di roventi dune di sabbia che occupano il Nord Est dell’India, fino a sconfinare nel Pakistan Sud-Orientale.
Dopo ore sfiancanti a correre nel deserto, finalmente scendiamo dal nostro mezzo. Non siamo ancora giunti alla collina di Trikuta.
Da qui, sulle sponde del Lago Gadi Sagar, il magnifico forte veglia la città sullo sfondo. Un lieve brusio anima lo specchio d’acqua.
Il lago è artificiale, costruito a metà del Trecento per rifornire d’acqua Jaisalmer.
Molta gente, in particolar modo Indiani, sta rendendo omaggio a quell’acqua che ha dissetato la città fino al 1965. Templi e santuari sono eretti tutt’attorno al lago, e nel lago, a perenne ringraziamento.

Lasciamo il lago, dandogli un ultimo sguardo attraverso il monumentale portale d’accesso da cui eravamo entrati, il Tilon-ki-Pol, risalente al XIV secolo.
E qui, un racconto interessante riecheggia tra queste mura, una delle infinite storie che popolano le strade dell’India.
Si racconta infatti che il Tilon-Ki-Pol sia stato fatto costruire da una prostituta. Ella, pur non avendo ottenuto il permesso di costruzione da parte del Maharawal locale che non voleva vedersi costretto a passare sotto ad un ingresso eretto da una persona di dubbia morale, in un momento di sua assenza, lo fece erigere, installando sulla sua sommità un tempio dedicato a Krishna. Dunque, quando il Maharawal tornò, nulla potè fare e l’ingresso non venne mai abbattuto.
Ma, finalmente, eccoci!
Jaisalmer, mia città, mio miraggio, quanto ti ho aspettata!
Nulla sapevo di te, eppure, come in sospeso tra sogno e realtà in questa città di sabbia dorata, che quasi temo che il tempo possa soffiare via, è come se trovassi anche me stessa.

La sabbia riluce sotto il sole infuocato. Essa sembra custodire tutti i misteri della città. La definisce, come dando consistenza alla suo illusione. La rinforza e protegge. La conserva.
Io sono abbagliata mentre inizio il mio ingresso tra i possenti bastioni della fortezza. Lo faccio con tutta la calma di cui sono capace e, in questo, sono certamente aiutata dal caldo opprimente. Cerco con ogni fibra di me di dominare l’impulso. Quello di correre, balzare d’un fiato verso il centro della cittadella, lasciarmi andare al sole, al caldo, alla sabbia. Lasciarmi travolgere dai colori e dai profumi che di lì a poco mi invaderanno.
Cerco di avanzare lentamente e assaporare con calma ogni istante. Abbeverarmi a piccoli sorsi di quella città che sembra, ogni passo di più, il racconto di un miraggio di sabbia e oro.
Dentro le possenti mura cittadine, la vivacità dei mercati, il traffico di auto e ogni forma di rumore si spengono. Entrare a Jaisalmer è come entrare in un altro mondo. Come scivolare in un sogno.
La città è impregnata di storia, essendo sorta dalle polveri del deserto già nel 1156. Nel Cinquecento, fu città ricca, snodo commerciale primario nelle strade carovaniera tra India e Asia Centrale. Nel secondo successivo, continuò a prosperare e governò sulle vicine Bikaner e Jodhpur, la “Città Blu”. Purtroppo, sotto la dominazione britannica e poi con l’interruzione delle rotte commerciali verso il Pakistan, le sorti della città subirono un lento e inarrestabile declino.
Inizio a perdermi tra le vie intessute d’oro e sabbia. Tutto è tranquillo.
Mi colpisce l’immagine di una donna anziana, seduta su un gradino di una lunga rampa di scale, assorta nella lettura di un libro. Non si accorge minimamente della mia presenza, né di tutti coloro che, come me, sono catturati dal suo raccoglimento. Ricordo così bene quella scena. I suoi lunghi capelli grigi raccolti in una lunga coda argentea. Il sari rosso, con inserti aranciati e dorati.
Esploro l’interno di uno dei sette templi jainisti della città. Come a Ranakpur, i colonnati interni sembrano ricami su pietra.
Torno, ormai stregata, tra le vie di Jaisalmer. Il sole brucia, implacabile. Un po’ come me, sembra voler carpire i segreti di quelle porte socchiuse, di quelle vie rimaste nell’ombra. Sembra voler insinuarsi tra quelle grate che proteggono le donne dagli sguardi indiscreti.

Ormai il viaggio sta ritornando verso il cuore del Rajasthan. Percorro l’India, ma lascio Jaisalmer ed il deserto, miraggio di dune, sabbia e oro. Lascio la nonna che legge il suo libro avvolta nel suo sari rosso. Non s’è accorta di niente.
Il tempo scorre e ormai sono passati anni.
Jaisalmer scivola nelle pieghe della mia memoria. La sento lì, viva, eterna. È forse solo un miraggio?
FONTI:
- L. Brown, Abgail Blasi (V ed., 2017). Rajasthan, Delhi & Agra, Lonely Planet. ISBN: 978-1-78657-143-4 (Nuova edizione 219: Rajasthn, Delhi & Agra)
- Jaisalmer (aggiornato al 15/02/2021)
- Forte di Jaisalmer (aggiornato al 15/02/2021)