Boa Vista, Capo Verde. Suggestioni di un’isola

Successe così, quando mi imbarcai per Boa Vista, nell’arcipelago di Capo Verde. Quando non cerchi, è proprio allora che vieni trovato.


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Quel minuscolo puntino sulla carta geografica, così piccolo che a volte nemmeno viene riportato, mi accolse in un giorno di ottobre di qualche anno fa.

Non si trattava di un viaggio lungamente atteso o uno di quelli che avessi inserito, magari di sfuggita, nella mia bucket list. No, semplicemente mi capitò.

Come è mio solito fare, dunque, ne afferrai l’opportunità e imbrigliai la mia euforia nello studio frenetico di cartine e guide turistiche. Con l’avidità di una bambina che agguanti il suo giocattolo, setacciai librerie, biblioteche e blog di viaggi in ogni frangente libero dei pochi giorni che precedettero la partenza.

Non so proprio resistere all’idea di un viaggio, qualunque sia la destinazione.

Ed ecco che frenesia e attesa volarono con me in quella sperduta isola dell’Atlantico orientale, mentre il Sahara sotto di noi dipingeva una tela infinita di aranci e rossi.

Avevo studiato pagine su pagine su Boa Vista ma nessuna parola mi preparò davvero.

Un giorno in particolare, su una jeep che andava a briglia sciolta per strade e sterrati, ogni parola che conoscevo si sciolse, fino a sparire del tutto, nel mistero di paesaggi che cambiavano radicalmente ad ogni battito di ciglia.

Vi era la pianura arida, dove la macchina procedeva lesta e lo sguardo poteva fondersi nel cielo senza interruzioni. Poi venivano le colline, dolci e timidi declivi, a costellare un orizzonte altrimenti piatto.

E poi, incastonate ai confini dell’isola, scogliere impervie dove il mare imbizzarrito scatenava tutta la sua furia.



Vidi i colori vivaci e freddi del Portogallo e vissi il caldo rotondo del deserto che sgusciava dalla terra bollente per arrampicarsi su bianche dune di sabbia finissima che sembravano correre a grandi passi nell’oceano.

Io stessa rincorsi l’oceano. Mugghiava e roboava come mille uragani, mi risputò a riva con la gelida fierezza di un sovrano.

La jeep continuava ad andare nel vento, assecondando quel paesaggio che gridava a gran voce la sua asperità. Si fermò in un piccolo borgo, credo fosse Sal Rei, il capoluogo dell’isola, dove mossi passi e pensieri tra i colori pastello delle case.



La strada ci condusse alla chiesetta, deliziosa, dipinta di azzurro, ed entrammo, proprio all’inizio del rito.

Fu allora che l’inaspettato bussò alla mia porta, quando sconosciuti inni portoghesi mi esplosero dal cuore, e tra sorrisi e canti, impressi per sempre Boa Vista ed i suoi abitanti nella mia memoria…


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  • COPERTINA: Pixabay (user: PuraVida_Fotografie);
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Elisa Borgato

Lavoro come Web Editor specializzata in Viaggi & Turismo, ma qui sono semplicemente la 'Cantastorie del Giappone'. Scrivo da sempre. Amo la natura, viaggiare in solitaria, la spontaneità e gli imprevisti (anche se quest'ultimi non sempre o, almeno, non subito!). Sono laureata in Lingue e Culture dell'Asia Orientale... Sì, ho studiato il giapponese, e dal 2021 ho deciso di trasformare questa mia passione per l'Asia in un blog, LeggiMee. Qui scrivo del Giappone che mi più mi appassiona, ma racconto anche storie brevi e mi lascio andare all'improvvisazione!

Questo articolo ha un commento

  1. Roberta Vio

    In questo racconto ho rivissuto il mio viaggio a Boa Vista, la forza dell’oceano, i colori della terra…la nostalgia per un paese che mi ha lasciato il suo segno.

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